Scripta


di
Schenker, Heinrich
a cura di Bufano, Matilde
a cura di Levi Minzi, Carlo

L'Arte dell'Esecuzione

Edizione Italiana a cura di Matilde Bufano e Carlo Levi Minzi

Heinrich Schenker, oggi conosciuto per il suo fondamentale contributo agli studi teoretici, fu anche raffinatissimo compositore, eccellente pianista e anche autore delle prime edizioni critiche “Urtext”, basate, cioè, su criteri rigorosamente filologici.
Si comprende, quindi, come egli abbia avvertito il bisogno di estrinsecare questa sua natura di musicista a tutto campo in un volume che sintetizzasse le sue esperienze e desse loro uno sbocco pratico, o, meglio, artistico.
Schenker sostiene che gran parte delle attuali esecuzioni sia basata sull’ottocentesco culto del virtuosismo, da cui ne risulta una eccessiva attenzione all’aspetto meccanico. Per contrastare questa tendenza egli propone delle metodiche specifiche atte a ricongiungere le intenzioni del compositore all’esecuzione musicale.
Schenker ci mostra come gli esecutori possano trarre beneficio dalla comprensione delle leggi compositive e dimostra come un’interpretazione letterale delle indicazioni del compositore possa divenire fuorviante. Egli ci fornisce una vivace trattazione della tecnica pianistica e tocca numerosi argomenti, quali, per esempio, le arcate, che si dimostreranno di valore inestimabile per tutti gli strumentisti, e anche per i direttori di orchestra.
Dopo la morte di Schenker il suo allievo Oswald Jonas ha preparato il testo per la pubblicazione e Heribert Esser, allievo di quest’ultimo, si è assunto il compito di editarlo. L’edizione italiana è stata curata da Matilde Bufano e Carlo Levi Minzi.

www.rugginenti.it

 

L'esecuzione di un brano: interpretazione o lettura?

"...Nella mia esperienza di studente prima e di insegnante poi ho notato la carenza di una istruzione sistematica sulle modalità di approccio a un testo musicale. Pensando a quanto sia cruciale per l’autonomia del giovane musicista l’essere in grado di affrontare una partitura con spirito indipendente e critico mi sono spesso domandato la ragione di tale mancanza e ho finito con l’attribuirla da una parte a una concezione idealistica dell’arte, ancora molto forte in Italia, e non solo, e dall’altra al poco nobile tentativo dei docenti, specie quelli più “importanti”, di rendersi indispensabili ben oltre ogni ragionevole limite. Per questo motivo ho ritenuto utile stendere queste brevi note."

http://www.initlabor.net/saperi/leviminzi.html